martedì 25 ottobre 2011




PER OTTENERE RISULTATI CHE NON HAI MAI OTTENUTO
DEVI FARE AZIONI CHE NON HAI MAI FATTO!



Sembra un gioco di parole ma questo è il segreto del successo! Per ottenere qualsiasi risultato devi compiere delle azioni, senza di esse la tua vita non può cambiare, i successi che ottieni dipendono dalle azioni! Andando a lavorare guadagni il denaro che ti serve per vivere, quindi l'attuazione produce un risultato. Un mio collega si lamenta sempre della propria squadra, non è contento vorrebbe che le cose andassero meglio, ma anziché passare all'azione continua sognare individuando coloro che sono vincenti. È un modo di ragionare comune a molte persone, si tende a lamentare la propria situazione, ma per pigrizia o per altri motivi non si fa nulla per ottenere risultati desiderati. Bisogna sottolineare che viviamo in una società molto esigente in cui stress e ritmi di vita frenetici la fanno da padrone, e noi ci sentiamo sempre più piccoli disorientati, esiste comunque una soluzione ad ogni problema, i problemi vanno vissuti come opportunità non come condanne. Ho avuto la fortuna di conoscere uno tra i più grandi allenatori di volley che mi disse mentre io mi lamentavo degli scarsi risultati raggiunti: "tu sei fortunato perché ha i tanti problemi!" Quella frase mi fece capire che era il momento di cambiare il mio atteggiamento e che avrei dovuto agire se volevo ottenere risultati migliori. Se vuole veramente cambiare la tua vita devi fare il punto della situazione in cui ti trovi adesso (stato attuale) e capire dove vuoi arrivare (stato desiderato). Lo stato desiderato è l'obiettivo che vuole raggiungere quella posizione che finalmente ti fa star bene. Ci vuole quindi un percorso, una strategia un progetto insomma devi avere degli obiettivi da raggiungere.


GLI OBIETTIVI. Sono molto importanti sia nella nostra attività di coach sia nella vita in generale. Non esiste soddisfazione maggiore di quella derivante dal raggiungimento di un traguardo che ci eravamo prefissati. È necessario che tu gli obiettivi vengono sempre formulati in positivo, ad esempio "non voglio fare quel lavoro". Non esprime un progetto preciso ma solo un allontanamento da qualcosa. Invece una cosa del tipo "voglio diventare un allenatore vincente" rappresenta un traguardo preciso. Ricorda quindi (stato attuale) - (obiettivi) - (azione) - (stato desiderato). Questo il percorso da compiere per passare dallo stato attuale di insoddisfazione allo stato desiderato di felicità. Obiettivi e azione sono pertanto fondamentali.


GESTIRE LE EMOZIONI. Solitamente abbiamo l'abitudine di identificare l'ira, il risentimento, il timore, ecc...... come emozioni negative. In realtà le emozioni non sono né "buone" ne "cattive". Ci sono e basta. Fanno parte di noi e della nostra vita, ma forse non abbiamo imparato il modo giusto per interpretarle. Mi sono reso conto che in tanti casi da queste emozioni negativamente interpretate, sono nate cose buone. Il segreto sta proprio nel riuscire a convertire le cose che possono apparire come negative in altre utili, in sostanza trasformi per problemi in opportunità. Convertire in "positivo" ciò che  prima vivevo come "negativo", in questo modo riesco ad accettare meglio tutto quanto accade all'interno di un preciso contesto e nella vita in genere. Ora puoi farlo anche tu, attinge energia dalle tue emozioni, farle diventare risorse e saranno il carburante del tuo miglioramento. Le tue emozioni possono farti molto male se li identifichi come "negative". Con un cambio di atteggiamento di attitudine poi decidere ciò che vuole fare con le tue emozioni. Qualsiasi cosa può essere usata per il tuo bene solo desideri. Riconoscere quest'opportunità a volte può richiedere tanta immaginazione. Vuoi vedere che proprio per questo che gli esseri umani hanno questa capacità? Con l'immaginazione possiamo costruire il mondo in cui vorremmo vivere, ma se è vero che "non li diventiamo quello che pensiamo o immaginiamo" cosa ci costa immaginarlo bello e positivo? Sicuramente ci farà stare meglio. Non dimenticare mai che sei tu l'artefice del tuo destino, e del tuo successo le tue emozioni non sono né "buone", "cattive" ma sono importanti perché sono tue.

COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE

Comunicazione verbale struttura superficiale.
Pensare in modo logico. Comprende messaggi analitici
 




Comunicazione non verbale struttura profonda.
Esegue in modo automatico comprende messaggi globali






COSTRUIRE UN RAPPORT


Costruire rappor significa realizzare relazioni positive -rendersi gradevoli spazio-creare empatia, in poche parole sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda dell'interlocutore. Gli individui carismatici "capacità di esercitare una forte influenza su altre persone" sembrano piacere a molti e riescono a conquistare un'ampia gamma di individui. Tutti possono, attraverso un costante allenamento creare rapporti relazioni "vincenti". Con il termine vincenti intendo la capacità di sedurre la persona con cui parliamo. Costruire il rapport vi aiuta a comunicare a livello profondo. Poiché l'altro percepisce che siete con lui, si sente a proprio agio pronto ad aprirsi con voi.


COME SI COSTRUISCE UN RAPPORT?
Negli elementi verbali non verbali che la costituiscono.


A) Parole. Le parole e le frasi che usate possono rivelare molto di voi: provenienza – cultura – età - sesso -classe – sociale – valori - convinzioni e professione.


B) Fisiologia. La comunicazione non verbale può rivelare le nostre emozioni, il potere che avete in relazione all'altro o se siete fisicamente attratti da lui. Che cerchiate o meno di controllarvi, la vostra postura, l'espressione e i gesti lasciano trapelare informazioni.


C ) La voce. La prossima volta che qualcuno vi telefona prestate attenzione alla sua voce. La gente esprime molto di sé attraverso il tono della propria voce, velocità di espressione timbro vocale.
SUPERARE LA PAURA. Il segreto della crescita personale consiste nel correggere alcune vecchie abitudini di pensare. Molte volte preferiamo evitare sentimenti situazioni dolorose, per andare sul sicuro e non correre rischi. Abbiamo paura del rischio, ma la vita ci presenta un rischio dietro l'altro, ed a volte un certo grado di dolore inevitabile. Invece di uscire di corsa dalle situazioni, magari possiamo imparare ad esaminare l'origine delle nostre sofferenze. Come risultato, possiamo trovare che il dolore passa con molta più rapidità e riusciamo a liberarci della paura. Possiamo esaminare noi stessi la nostra situazione con onestà, e scoprire che il nostro potenziale e le nostre risorse c'aiutano a trovare il coraggio di affrontare la paura, il dolore ed il rischio. Quando evitiamo di correre rischi la paura che accompagna sempre, in sospeso sulle nostre teste, poiché la paura sparisce "dopo" la nostra azione. Allora la domanda è: "hai paura di fare ho paura di non fare?" La maggior parte delle persone non agisce a causa della paura di sbagliare, rimanendo sempre inerte allo stesso livello, e non prende mai quelle decisioni che potrebbero cambiargli la vita! È meglio decidere sbagliare che non decidere! Il cambiamento e quindi il superamento delle nostre paure avviene solo in presenza di decisioni che portano a un'azione. Mentre ci sentiamo immobili, paralizzati, la paura si ingigantisce. Se vogliamo ammazzare un gorilla molto grande non è facile, perché è muscoloso, forte e feroce! Era facile quando era appena nato. Era sufficiente dargli un colpo in testa spariva. Morale della favola: "ammazza il mostro finché il piccolo". Non lo lasciate crescere nella tua testa! Per vincere le tue paure devi affrontarlo subito prima che crescano e diventano grandi come il gorilla! Vedrai che se le affronti subito uscirei sempre indenne con risultati in mano. Quindi anziché pensare a come difendersi dai tuoi possibili pericoli che le tue paure costruiscono, dedicati a vivere affrontando gli ostacoli senza mai rimandare.

AUTOSTIMA. L’allenatore deve comunicare con gli atleti evidenziando gli aspetti positivi o suggerendo la possibile soluzione al problema. Questo aiuterà i giocatori ad accrescere maggior autostima e sicurezza nel potere raggiungere l’obiettivo prefissato. Alcune parole sono più potenti di altre. C'è una piccola parola potentissima. Questa parola è "NO" oppure "NON". Un esempio: “non guardate questa frase”. Quanti di voi hanno guardato quella frase? È naturale, in quanto per dire di non guardare bisogna vederla. È quella che può essere chiamata la comunicazione paradossale. Interessante a questo proposito è il "modello negativo", cioè l'utilizzo del "non". È importante imparare ad evitarlo, oppure utilizzarlo solo con cognizione di causa. Quando noi utilizziamo la parola NO in realtà la mente evoca quello che diciamo. Si tratta di una comunicazione a più livelli. Logicamente diciamo una cosa, analogicamente un'altra. Se ad un atleta che sta passeggiando sulla corda diciamo "non cadere" gli suggeriamo la possibilità di cadere. Nella sua mente inconscia si creerà una possibilità che prima non prendeva neanche in esame. Nel nostro caso specifico se diciamo ad un nostro atleta "non sbagliare la battuta" prenderà in considerazione la possibilità dell'errore. In allenamento o in partita quante volte abbiamo detto ai giocatori "non" qualcosa, ad esempio non essere così lento, non metterti in quella specifica zona del campo, non attaccare in diagonale, ecc...... e come  pensate possa essere il risultato? Un venditore miliardario di nostra conoscenza ci raccontava che una tra le migliori decisioni che avesse mai preso nella sua vita era stata quella di evitare di utilizzare termini negativi. Nella nella vita personale, siamo coscienti del potere immenso di questa piccola parola.
PAROLE E FRASI EVOCATIVE. Quando parliamo, se vogliamo ottenere risultati, è utile avere impatto. Ed ora impariamo a creare frasi d'impatto che penetrano anche nella mente inconscia. Esistono infatti due menti la mente conscia e la mente inconscia. Se volessimo essere più tecnici le potremmo mettere in relazione ai due emisferi cerebrali, destro e sinistro. Comprendere questo è importante per influire sui meccanismi di decisione. Nelle decisioni che prendiamo la mente conscia a un impatto ridotto. Pensiamo le volte che facciamo una cosa perché "ci piace", o "sentiamo che ci va bene". Stiamo dicendo che non è la mente logica a decidere. Quella che decide infatti è la mente irrazionale. Le parole e le frasi evocative possono far presa sulla persona di fronte a noi toccando la sua parte inconscia ed evocare in questa stati emozionali precisi. Se vogliamo cambiare una decisione, cambiamo lo stato emozionale di chi l'ha emessa. Si chiamano parole e frasi evocative le frasi cariche di emozioni, significato ed in grado di influenzare le scelte emozionali. Sono anche importanti per introdurre cambiamento. Se noi dobbiamo buttare giù un muro è sicuro che è meglio utilizzare un martello che un cacciavite. Utilizziamo gli strumenti adeguati! Parole come: straordinario, fantastico, ottimo lavoro, molto bene, ecc... possono essere altamente significative e come tali vengono utilizzate anche dalla pubblicità . Queste frasi attivano l'emisfero destro e possono generare naturalmente uno stato di suggestione positiva.
METAFORE E COMUNICAZIONE MULTILIVELLO. La metafora è un altro elemento che fa presa sulla mente inconscia. Un esempio, se un atleta giovane, continua a dire: " non ci riuscirò mai, non sono capace a fare niente, ecc." possiamo farle questa domanda: "a te piacerebbe mangiare la pasta cruda? E allora devi aspettare che l'acqua bolla e che la pasta cuocia, ogni cosa ha bisogno di un tempo. Allenati con pazienza, entusiasmo e dedizione e vedrai che anche tu sarai un ottimo atleta". Questo è un esempio di metafora. Le metafore sono nella nostra mente. Agiscono ai livelli profondi della psiche. Quando ascoltiamo una storia ci identifichiamo naturalmente con i personaggi della stessa. Viviamo quindi una serie di stati emozionali. Osserviamo cosa succede al cinema...... Le persone si appassionano, piangono, si entusiasmano davanti ad un'immagine. Tale è il potere delle metafore, da confondere addirittura il principio di realtà e renderebbero vero l'immaginario. Il concetto è anche chiamato comunicazione multilivello, in sostanza comunicazione a più livelli. Ad un livello noi stiamo raccontando una storia, mentre ad un altro stiamo suggerendo stati emozionali che vengono vissuti nel momento presente e che possono portare quindi cambiamenti. I miti e le leggende sono esempi di metafore. Queste sono importanti anche nell'educazione. Una metafora e ad esempio raccontare ad un bambino di come da piccolo abbiamo superato certe difficoltà. Ad un livello stiamo parlando della nostra vicenda personale, mentre ad un altro stiamo dando dei suggerimenti a chi ci ascolta. È importante imparare a creare storie evocative che aiutano la persona vicino a noi a cambiare e raggiungere i loro obiettivi. Milton H. Erikson era un terapeuta americano maestro nell'arte delle metafore, con la quale otteneva risultati al di là di ogni aspettativa. Le storie che lui raccontava impressionavano intensamente i sui pazienti i quali, senza rendersi conto di come potesse avvenire, incominciavano a cambiare. La sua originalità come terapeuta aveva radici nella sua lotta per la vita per far fronte alle sue carenze congenite alla malattia che lo paralizzava raccontando di come lui era arrivato guarire se stesso, aiutava con tali storie anche i suoi pazienti. Essi non si rendevano conto, ma guarivano! È importante per l'utilizzo delle metafore, che queste siano sincere in quanto la mente inconscia può capire molto più, a tal proposito di quella che chiamiamo "mente conscia". Nel caso di Erikson lo erano, e di suoi pazienti in un certo qual modo avvertivano a svariati livelli che le sue capacità come terapeuta, derivavano da autentiche esperienze e conoscenze personali. Era davvero il medico che aveva imparato guarire gli altri guarendo se stesso. Le metafore sono anche importanti nella vendita, dove un venditore può raccontare storie di clienti soddisfatti per motivare all'acquisto. Sono infine importanti in tutte le relazioni e soprattutto nello sport, dove spesso ci facciamo riferimento a storie e modi di comportarsi che ci vengono raccontati da altri in maniera il più delle volte completamente inconscia.

FISIOLOGIA. Il cervelletto funge da regolatore della coordinazione motoria e dell’attività somatica e interviene nella regolazione e distribuzione del tono muscolare e nel mantenimento della posizione del corpo. Parte dell'encefalo situata nella parte posteriore ed inferiore della cavità cranica in stretta connessione con il cervello, il ponte e il bulbo, grazie ai peduncoli cerebellari superiori, medi ed inferiori. Morfologicamente è costituito di una parte mediale, il verme, che nell'uomo è scarsamente sviluppato, e di due parti laterali, gli emisferi. Tanto l'uno che gli altri sono divisi in tanti lobuli formati da numerose lamelle. Il cervelletto funge da regolatore dell'attività motoria somatica e interviene nella regolazione e distribuzione del tono muscolare e nel mantenimento della posizione del corpo. La sua attività è involontaria. È un organo presente in tutti i vertebrati, ma solo nelle scimmie e nell'uomo è completamente sviluppato.
I SISTEMI SENSORIALI
Che cosa percepiamo, come sentiamo. Lo studio della percezione sensoriale è quello che ha dato storicamente inizio all'esplorazione dei meccanismi della mente. Senz'altro, fra gli argomenti d’interesse delle neuroscienze cognitive, è quello di cui si sono scritte e scoperte più cose. La ricerca è arrivata al punto di poter pensare di riprodurre artificialmente certi organi sensoriali con almeno parte delle capacità di quelli veri. Ma se pensiamo ai vari nasi artificiali, ai sistemi di riconoscimento ottico e vocale ormai diffusi, fino ai recentissimi tentativi di trapianto di un organo come la mano, ci si rende conto che l'emulazione della natura funziona per ora solo agli stadi più elementari. L'integrazione dell'informazione sensoriale. I nostri cinque sensi ci permettono di dare una rappresentazione mentale secondo diverse modalità di alcune proprietà fisiche della materia intorno a noi. Questo primo stadio è ovviamente già cruciale per la sopravvivenza: se non avvertissimo un caldo sempre più fastidioso, non ci allontaneremmo in tempo dal fuoco. E' però grazie all'integrazione multimodale (ovvero proveniente da due o più dei cinque - nel caso dell'uomo - sensi) dell'informazione sensoriale e all'interazione con il sistema motorio che riusciamo a realizzare la percezione nel senso più completo del termine, e ad elaborare un comportamento intelligente.



L'organizzazione generale.Trascurando molti dettagli importanti, si può provare a descrivere l'organizzazione generale dei meccanismi della percezione. I recettori specifici di ogni organo sensoriale (occhio, bocca, naso, orecchio e muscoli-pelle) hanno il compito di tradurre in attività neuronale, in altre parole eccitazione elettrica della membrana, una specifica proprietà fisica dello stimolo. Può trattarsi della particolare composizione chimica di una sostanza, come avviene per il gusto e l'olfatto, o di una stimolazione meccanica diretta per i recettori cutanei che mediano tatto e dolore, o, ancora, dell'ampiezza e frequenza di un'onda elettromagnetica per la visione o sonora per l'udito. Fatta eccezione per il sistema olfattivo, più primitivo, dalla periferia i segnali sensoriali passano al talamo, un complesso di nuclei posto in parte nel mezzo della cavità cranica; questa è una sorta di stazione intermedia, dove in qualche modo si riorganizza il segnale dello stimolo codificato prima che questo raggiunga la corteccia sensoriale primaria della propria modalità. Da qui l'informazione è trasmessa alle aree gerarchicamente superiori (il cui numero varia da modalità a modalità: nell'uomo quelle visive sono particolarmente numerose) e poi alle cosiddette aree associative, dove s’interrompe la segregazione dei diversi sensi e avviene l'integrazione dell'informazione. Nella corteccia sensoriale i neuroni si attivano selettivamente in corrispondenza di certe caratteristiche dello stimolo. Nelle aree primarie, per il sistema visivo e somatosensoriale e in qualche misura per quello uditivo, l'attività neuronale è organizzata secondo mappe topografiche. In generale, risalendo dalle aree sensoriali periferiche alle aree sensoriali più avanzate, e poi a quelle associative, il codice con cui si elabora l'informazione è sempre più complesso (almeno per noi, che proviamo a capirlo). Il flusso d’informazione nel sistema sensoriale non è, comunque, a senso unico: nei vari stadi di elaborazione è determinante la comunicazione all'indietro, o feedback, dalle aree successive. Un ruolo importantissimo è svolto dall'attenzione, in grado di orientare e facilitare la risposta a un certo stimolo, rispetto ad altri.


LE SUBMODALITA'


Le submodalità sono quei particolari con cui memorizziamo un'esperienza nel nostro cervello e sono prevalentemente legati ai nostri sensi. Per imparare a distinguere le nostre submodalità possiamo prendere una situazione, per esempio quando una volta ci siamo sentiti molto soddisfatti, farcene una immagine mentale ben definita e particolareggiata e cominciare a notare i dettagli di come le percepiamo relativamente ai 5 sensi. Se l'immagine è colorita, ombreggiata, scura, chiara,luminosa, nitida, nebbiosa, sfocata, monocromatica, policromatica, ferma, animata, interna, esterna, questi particolari legati alla vista sono detti submodalità visive. Allo stesso modo se facciamo attenzione ai suoni che percepiamo nella nostra visualizzazione,se son forti, deboli, ritmati o meno, alti, bassi, distorti, puliti,ecc abbiamo fatto attenzione alle submodalità uditive.


La stessa cosa vale per le altre percezioni come, caldo, freddo, ruvido, liscio,pesante, leggero, localizzato, diffuso, a cui fanno riferimento il gusto il tatto e l’olfatto definite sensazioni cinestetiche, cioè, sensazioni fisiche e viscerali. Ogniuno dei 5 sensi corrisponde ad una submodalità. La nostra realtà è soggettiva e la propria visione e prospettiva non riflette il reale. “ Non c’è uomo sulla terra che ha un peso da sopportare superiore al proprio fardello”, un esempio sono le fobie. Si possono cambiare le convinzioni limitanti sostituendone le submodalità con quelle di convinzioni potenzianti. Per attuare questo cambiamento bisogna prendere in esame una convinzione riguardo a qualcosa che si ritiene vera e una che si ritiene falsa, poi bisogna paragonare le submodalità di entrambe e confrontarle da un punto di vista della forma e non del contenuto. Poi si sostituiscono le submodalità relative alla convinzione riguardo a qualcosa che riteniamo vera con quella che riteniamo falsa, a questo punto avremo cambiato la convinzione di partenza.
Attraverso il linguaggio, ciascuno comunica la propria mappa del mondo, filtrandola mediante l'utilizzo di tre procedimenti universali. mi Le generalizzazioni, le cancellazioni, e le distorsioni.

Generalizzazioni.Per generalizzare un'esperienza utilizziamo: quantifica attori universali: espressioni troppo generiche per essere reali oggetti (sempre, tutto, mai, nessuno, chiunque, ognuno,......). Operatori modali: predicati verbali che esprimono necessità, possibilità e volontà (devo, posso, voglio).



Un eccessivo utilizzo di generalizzazioni comporta il rischio di perdita di molti particolari dell'esperienza causando un impoverimento della mappa del mondo ed una conseguente restrizione delle possibilità di scelta dell'individuo. , Ad esempio, un atleta dice: "non ho mai avuto successo", possiamo contestare questa generalizzazione in due modi: ricalcando il quantifica attore utilizzato "proprio mai?" Oppure proponendo un contro esempio "c'è stata una volta in cui hanno avuto successo?"


Cancellazioni. Il processo di cancellazione porta l'individuo ad avere una percezione della realtà ridotta rispetto all'esperienza completa: ciò può essere utile ed anche necessario in alcuni casi ma in altre situazioni può invece generale uno sfratto problema poiché la persona non riesce a vedere alcune proprie potenzialità o possibilità di scelte alternative.


I diversi tipi di cancellazione sono:
Cancellazioni semplici. Non è specificato a chi o cosa si faccia riferimento "ho paura La risposta potrebbe essere: "di che cosa hai paura?" "Cosa è che chi mette tanta paura?"


Cancellazioni dell'indice referenziale. Non è espresso chi dovrebbe compiere l'azione "bisognerebbe agire!". La risposta potrebbe essere: " chi è che in prima persona deve compiere l'azione?"


Spostamento dell'indice referenziale. La persona utilizza il tu anziché il dio come se l'esperienza non fosse riferita direttamente a sé "in questi casi ti chiedi sempre cosa fare!". La risposta potrebbe essere: "ma sono io o tu ci si deve chiedere spesso cosa fare?"


Comparativo mancante. Quando un'affermazione è priva del termine di paragone "voglio migliorare la mia performance". La risposta potrebbe essere: "rispetto a che cosa vuoi migliorare la tua prestazione?" "Atteggiamento, tecnica, tattica, aspetto fisico, o che cosa?"


Falso avverbio. Sono gli avverbi che terminano in "mente" e derivano da una cancellazione, hanno potere persuasivo in quanto trasforma in una valutazione puramente soggettiva in un'evidenza a carattere generale "ovviamente non giocherò mai". La risposta potrebbe essere: "è così ovvio? O è la tua prospettiva?"


Verdi non specificati. Non è chiaro in quale modo specifico venga l'azione "la squadra non mi accetta". La risposta potrebbe essere: "specifica il motivo perché la squadra non ti dovrebbe accettare?"

Distorsioni. Le distorsioni si riferiscono ad elementi che entrano a far parte della mappa del mondo dell'individuo in maniera distorta rispetto alla realtà. I processi di formazione sono:



Causa - effetto. Corrisponde alla convinzione che cause esterne controllino le proprie sensazioni, per cui la persona sente di non aver scelta nel suo modo di reagire "lui mi fa arrabbiare". La risposta potrebbe essere: "guarda che sei tu che ti arrabbi, non è lui che chi fa arrabbiare".


Proiezioni. Un'asserzione illecita su ciò che un'altra persona pensa o sente "lui mi odia". La risposta potrebbe essere: "probabilmente sei tu che lo odi, o sei capace a leggere nella mente degli altri?"


Equivalenza complessa. Due eventi vengono messi arbitrariamente in relazione tra loro, in modo che un concetto né implica un altro. È qualcosa di più ampio di causa - effetto "se gli interessasse non si comporterebbe così". La risposta potrebbe essere: "probabilmente questo è il suo modo di essere ma forse gli interessi più di quanto tu pensi".


Presupposti. Si danno per scontate delle informazioni implicite, degli assunti di base non verificati che limitano le possibilità di scelta "lo risolveremo insieme". La risposta potrebbe essere: "hai verificato quante possibilità ci sono di poter risolvere insieme questa situazione? Forse è una cosa che devi valutare".


Le distorsioni causa - effetto e le equivalenze complesse sono sempre presenti nella formazione delle convinzioni.

LIVELLI LOGICI


Il modello del mondo di una persona è coerente, ed è sempre possibile comprenderlo, anche se sul momento noi non vogliamo adottarlo. È costituito dall'insieme delle credenze di questa persona, articolato secondo una logica che gli è propria. Questo significa che la nostra mente è un tutto organizzato. La funzione di ogni livello logico è quella di organizzare l'informazione al livello inferiore. Di conseguenza, un cambiamento effettuato ad un certo livello avrà delle conseguenze sui livelli inferiori ma non necessariamente sui livelli superiori. È impossibile risolvere un problema allo stesso livello nel quale è stato generato. I problemi sono spesso generati da una confusione tra i livelli logici.


Nella programmazione neuro linguistica "PNL" si prendono in esame cinque livelli logici.


1. L'ambiente.

Il primo livello è quello dell'ambiente, del contesto nel quale ci rivolgiamo o delle costrizioni interiori. Se già detto che un comportamento non ha senso che nel contesto nel quale appare. È dunque importante raccogliere l'informazione: dove, quando, con chi desideriamo raggiungere il nostro obiettivo?

2. Il comportamento.

Si tratta delle azioni che mettiamo in atto nel nostro ambiente. Questo termine può essere allargato ai comportamenti "interni" o mentali, che sono l'anticipazione dei nostri comportamenti esterni. Il comportamento o rinvia alla domanda: cosa? Più esattamente, cosa fare?

3. Le capacità.

Sono le competenze e il saper fare che impieghiamo per acquisire e mettere in opera i nostri comportamenti. Costituiscono un livello molto importante. Una delle presunte posizioni della PNL è che noi possediamo delle risorse, si potrebbe anche dire che possediamo delle capacità e tra queste la capacità di imparare è la più essenziale perché condiziona anche le altre. A livello di capacità la domanda è: come fare? Che risorse utilizzare?

4. Le credenze e i valori.

Una credenza è un'affermazione personale che noi riteniamo vera. Cosciente o incoscienti, guida la percezione che noi abbiamo di noi stessi, degli altri e del mondo in generale. Si può stabilire una differenza tra i fatti che percepiamo le nostre credenze interiori su questi stessi fatti. Le nostre credenze hanno un'influenza determinante sulle nostre capacità. Contrariamente alla credenza che una frase dichiarativa (tutti mi amano, tutti amano il cioccolato), un valore una parola che disegna un elemento a livello elevato nella scala delle nostre motivazioni. Non li utilizziamo in permanenza spesso senza esserne coscienti, per giudicare quello che è bene, buono, bello, dolce, forte, quindi per condurre la nostra vita. Per riassumere l'influenza dei valori e delle credenze sulle nostre capacità, noi possiamo dire che i nostri valori ci dicono quali capacità li colmerebbe rock e le nostre credenze ci permettono o meno di agire di conseguenza provandoci che ci è possibile, impossibile, facile o difficile, prematuro o troppo tardi, di esaudirli. Ci danno la condizione di fattibilità. La parola chiave è MOTIVAZIONE le credenze riportano alla domanda perché? I valori alla domanda perché cosa?

5. L'identità.

La rappresentazione che ciascuno ha di se stesso influenza tutti gli altri livelli logici. Noi mettiamo in causa i nostri comportamenti, l'acquisizione di nuove capacità, l'adozione dei nostri valori delle nostre credenze misurandole attraverso la domanda: "è coerente quello che sono?" A questo livello, noi siamo in contatto con la nostra missione che è la rappresentazione di quello che vogliamo compiere nel mondo. Le parole chiave sono: "coerenza interna" e "missione". La domanda è chi

6. Spirituale.

I livelli logici possono essere rappresentati come un cono di cui la base e l'ambiente e la punta e l'identità. Al di sopra di questo. Un altro corno, punta in basso e base in alto, rappresenta i diversi livelli spirituali. Per livello spirituale si intendono tutti i livelli che vanno al di là dell'individuo. Tali livelli comprendono l'appartenenza ai vari gruppi sociali, il sentimento di far parte della specie umana o dell'universo. La domanda è per chi? La parola importante trasmissione di ciò che noi siamo e di quello che ci sembra importante per noi per gli altri e per il mondo.


                                                                                                                         LORUSSO STEFANO.


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